SALVIAMO I MACACHI DELLO STABULARIO DI MODENA


12/6/14

Dal 2005 presso l’Università di Modena e Reggio Emilia è in corso una linea di ricerca per indagare sui meccanismi cognitivi del cervello umano. Gli studi, tuttavia, non sono condotti sugli esseri umani, ma sui macachi (Macaca fascicularis), un primate che in natura vive nelle foreste del sud est asiatico.
Una quindicina di esemplari sono detenuti presso lo stabulario di Modena. Privati della libertà e allontanati dal loro habitat naturale, sono impiegati per esperimenti molto invasivi e dolorosi, per poi essere soppressi. Solo uno di loro, battezzato Yuri, ha trovato la salvezza nel 2012, quando grazie ad una lunga trattativa avviata dalla LAV e con l’intermediazione dell’ufficio Diritti Animali del Comune di Modena, è stato accolto presso il Centro di recupero fauna esotica e selvatica di Monte Adone, in provincia di Bologna.
In quell’occasione l’Università di Modena e Reggio Emilia si era anche impegnata a ridurre il numero dei primati, garantendo di non acquisire più nuovi individui in sostituzione di quelli morti o ceduti. Un accordo che, se rispettato, porterebbe l’Università a dismettere lo stabulario. Se, infatti, l’Università può aggirare il Decreto Legislativo n. 26/2014 sulla sperimentazione animale (che stabilisce il divieto di allevare cani, gatti e primati per la sperimentazione animale) acquistando i primati all’estero, l’impegno siglato la costringerebbe a ridurre progressivamente il numero degli esemplari fino alla cessione degli esperimenti.
Più volte le associazioni animaliste hanno offerto la propria disponibilità a farsi carico dei macachi superstiti, collocandoli presso un parco faunistico adatto alle loro caratteristiche etologiche, senza tuttavia riuscire a fissare un incontro con l’Università. Da novembre 2013, inoltre, è stato nominato un nuovo rettore, per nulla affatto propenso a mantenere l’impegno siglato nel 2012. In assenza di controlli e della possibilità di avere un dialogo con l’Università, il rischio è che i primati siano ceduti ad altri laboratori o che possano subire una fine peggiore.
Per scongiurare questa possibilità diverse associazioni, tra cui OIPA e LAV, si sono unite in un coordinamento, organizzando una raccolta firme nella quale chiedono che i macachi prigionieri della sperimentazione all’Università di Modena e Reggio Emilia siano immediatamente liberati e portati in un centro di recupero adeguato che possa garantire loro una riabilitazione psicofisica e una condizione di vita dignitosa. A sostegno di questa richiesta è stata anche indetta per il 28 giugno una manifestazione nazionale a Modena.

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