NO ALLE CARROZZE TRAINATE DAI CAVALLI A FIRENZE. PARTECIPA ANCHE TU ALL’INVIO DELL’EMAIL DI PROTESTA.
19/10/16
Che i cavalli non siano animali? E’ la domanda che sorge spontanea nel vedere che a Firenze i turisti passeggiano ancora per le vie del centro storico sulle carrozzelle trainate dai cavalli.
Se, infatti, all’art. 7bis del proprio Statuto, il Comune di Firenze prevede un sistema educativo per l’intera popolazione, soprattutto rivolto all’infanzia, che promuova il rispetto degli animali, principio ribadito nell’art. 2 del Regolamento di Tutela degli animali, ci chiediamo, allora, se effettivamente sia necessario fornire un paio di occhiali capaci di ingrandire la visione di chi amministra la città.
Stando a quanto accade, i cavalli non sono animali e, soprattutto, pare che godano di pieno benessere nel:
– trascinare carrozze molto pesanti in mezzo al traffico cittadino, lungo viuzze strette, congestionate ed inquinate;
– lavorare anche in condizioni climatiche estreme: dai 40°C ai 0°C, sotto il sole scottante o nel gelo;
– portare il morso, il paraocchi e a muoversi su pavimentazione inadatta ai loro zoccoli;
– essere frustati a discrezione del conducente (l’uso della frusta è consentito dal regolamento della Polizia Municipale);
– rimanere privi di cure veterinarie in caso di ferimento o incidente.
C’è, tuttavia, chi la realtà la vede, e anche molto bene, ed è per questo motivo che tutte le associazioni animaliste e protezioniste della Toscana, tra cui l’OIPA, riunite nel coordinamento CAART, si sono mobilitate già da diverso tempo con una raccolta di firme per chiedere che il Comune di Firenze compia un atto di civiltà vietando l’utilizzo dei cavalli, o di altri animali, per il traino delle carrozze nel proprio territorio di competenza, convertendo le licenze dei “fiaccherai” in modo che la loro attività non preveda lo sfruttamento di animali.
Oltre a sottoscrivere la petizione a questo link , e a partecipare al presidio di protesta organizzato a Firenze per domenica 23 ottobre, Vi invitiamo a partecipare numerosi all’appello di protesta dell’OIPA Italia.
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