DEPORTATI E CONFINATI A PALERMO E DINTORNI. VITE TRADITE IN NOME DELL’AFFARE RANDAGISMO. APPELLO DI PROTESTA


4/8/15
AGGIORNAMENTO: CHE FINE FANNO I NOSTRI CANI?

Con questa domanda e a seguito di una denuncia sporta nei confronti dell’Amministrazione comunale di Palermo, il 3 agosto, circa 40 persone, appartenenti a diverse associazioni locali di Palermo, tra cui l’OIPA, si sono asserragliate davanti al canile comunale, impedendo il trasferimento di 10 cani dalla struttura di via Tiro a Segno presso il rifugio sanitario di Trabia, gestito dall’associazione AGADA che, da diverse settimane, senza alcuna convenzione o accordo ufficiale con il Comune, ritira i cani vaganti rinvenuti a Palermo e provincia, contravvenendo non solo ad un’ordinanza sindacale del comune di Trabia, che vieterebbe alla suddetta struttura di accogliere altri cani oltre a quelli già presenti, ma anche in barba al protocollo d’intesa prorogato il 22 giugno 2015 fra il Comune di Palermo e l’Associazione A.D.A., per la gestione dei servizi interni al canile municipale, ivi compresa la “cattura” di tutti gli animali presenti in territorio.

A detta del responsabile di AGADA, Rosario Genovese, che, in assenza di un accordo, ha dichiarato che fino al 20 luglio i cani sarebbero stati ritirati a titolo gratuito, i cani transiterebbero nel rifugio di Trabia per poi trovare subito adozione, tanto che, in 20 giorni, ben 40 di loro avrebbero già trovato famiglia.
Una media di 2 cani al giorno, numeri che neanche il miglior volontario al mondo riuscirebbe a collezionare, soprattutto d’estate e con cani di taglia medio-grande, la più comune ritrovata sul territorio insieme a molti cani di razza pittbull, condotti presso la struttura e sui quali non è dato sapere che fine abbiano fatto.
Dietro ordine dell’ASP i 10 cani, già pronti sul furgone, sono tornati nei loro box e l’Assessore al Verde e ai Diritti degli animali, Francesco Maria Raimondo, ha garantito ai rappresentanti delle associazioni di indire per oggi un tavolo tecnico intorno al quale sarebbero state ascoltate le loro rimostranze. Per garantire la sicurezza dei cani, una decina di volontari sono rimasti a presidiare il canile durante la notte e nella stessa mattinata di oggi.

INVIA L'APPELLO DI PROTESTA!


8/7/15

 

Il Comune di Palermo [..] promuove il rispetto, la cura e il diritto alla presenza nel proprio territorio degli animali, quale elemento fondamentale e indispensabile di una morale civica e dell’ambiente. (Carta Comunale sui diritti degli animali, approvata nel 2012)
L’amministrazione comunale di Palermo sta lavorando alacremente per il bene dei propri animali, senza sprechi di tempo. I 40 cani che da più di trent’anni vivevano all’interno della Fincantieri di Palermo, liberi di vivere in un’area portuale, microchippati e sterilizzati a nome del Comune, sono scomparsi nel giro di poco tempo, deportati in un canile dell’entroterra palermitano. 40 vite intessute di legami e di relazioni con operai e volontari, improvvisamente cancellate, come se non fossero mai esistite.

Il Comune di Palermo riconosce agli individui ed alle specie animali non umane il diritto ad una esistenza compatibile con le proprie caratteristiche biologiche ed anche su proposta degli Organi di vigilanza può adottare provvedimenti per la loro tutela.

Da più di tre anni il canile comunale di via Tiro a Segno e quello sito presso l’ex mattatoio richiedono ingenti lavori di ristrutturazione. Gli edifici sono fatiscenti e molti cani sono alloggiati in gabbie dove non possono neanche sdraiarsi. Ma che fretta c’è? Si può sempre attendere quando si tratta di animali, soprattutto quando “fanno business”. 

Il Comune di Palermo, opera affinché sia promosso nel sistema educativo e informativo dell’intera popolazione, e soprattutto in quello rivolto all’infanzia, il rispetto degli animali, la conoscenza delle loro caratteristiche biologiche e il principio della corretta convivenza con gli stessi.

Con 900 mila euro di fondi pubblici spesi in due anni per trasferire i cani dal rifugio municipale in altre strutture fuori città, il messaggio rivolto alle nuove generazioni è palesemente istruttivo.
Perché garantire le condizioni minime di salute dei cani randagi e investire in concreti programmi di sterilizzazione?
Dove si può fare affari, il randagismo o non c’è o lo si crea apposta, con tanto di “movimentazione merci” tra le varie regioni.

Il competente Ufficio per la tutela degli animali, promuove ed incentiva annualmente anche con l'aiuto dei Servizi Veterinari delle Azienda ASL, dei veterinari liberi professionisti e della polizia Municipale, campagne di sterilizzazione per i cani e gatti detenuti a qualsiasi titolo ed i relativi adempimenti di iscrizione all'anagrafe canina e apposizione del sistema identificativo (microchip).

E’ in virtù di questo principio che non si fanno sterilizzazioni dei cani randagi, così come non si sensibilizza sulla sterilizzazione dei cani di proprietà.  Una grande innovazione riguarda anche il servizio di smaltimento dei rifiuti del canile, cui si riserva un trattamento speciale, ossia il mancato ritiro, in quanto i rifiuti prodotti dal canile non rientrano nella convenzione stipulata con la ditta preposta.

art. 8 Maltrattamento di animali, Comma 2. È vietato tenere gli animali in spazi angusti, privarli dell'acqua e del cibo necessario o sottoporli a temperature climatiche tali da nuocere alla loro salute.

Visto il sovraffollamento del canile municipale (più di 250 cani in via Tiro a Segno in aggiunta ai 220 all'ex mattatoio) e nel pieno rispetto di quanto dichiara la Carta Comunale sui diritti degli animali, il canile comunale ha ottimizzato gli spazi. Le gabbie d’isolamento sono di circa un metro quadro, prive di luce naturale, alcuni cani vivono solo all’interno del canile, altri solo fuori. Le gabbie sono sovraffollate, fredde in inverno e bollenti d’estate, con superfici rotte, pericolose per l’incolumità dei cani. In emergenza, Il canile ha inoltre deciso di espandersi, sistemando anche alcuni cani nelle gabbie del furgone usato per le catture e, nelle ultime settimane, ad altissima densità di abbandoni, soprattutto di cani di razza pittbull, alcuni sono stati sistemati in gabbie metalliche in cui non hanno neanche lo spazio per rigirarsi su se stessi. I gatti, alloggiati sempre presso il canile di via Tiro a segno, vivono in più di 20 una piccola stanza con una finestra serrata.

A tutti gli animali di proprietà, o tenuti a qualsiasi titolo, dovrà essere garantita costantemente la possibilità di soddisfare le proprie fondamentali esigenze, relative alle loro caratteristiche anatomiche, fisiologiche e comportamentali.

Un diritto mancato per tutti i cani trasferiti dal comune di Palermo presso canili che giocano al ribasso, come quello di Isnello, Casteldaccia, Crotone, dove i cani, in mancanza di associazioni presenti all’interno dei rifugi, sono abbandonati a se stessi. Chi controllerà il rispetto delle loro fondamentali esigenze?

In nome di tutti i cani scomparsi da Fincantieri così come di tutti quelli costretti a vivere in condizioni infernali nel canile di Palermo, l’OIPA v’invita a partecipare all’appello di protesta per avere una risposta dall’amministrazione comunale, volutamente assente di fronte all’affare randagismo che, evidentemente, “affare” deve restare per ingrassare le tasche di molti soggetti, pubblici e privati.

INVIA L'APPELLO DI PROTESTA!

 

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